marzo 31, 2019 | | in Blog
Quel quartiere gli era sempre piaciuto. Ancora di più da quando le nuove architetture avevano intrecciato un pacifico dialogo con gli austeri palazzi di fine Ottocento, che scandivano il rione. Da una parte c’era la placida maestosità dell’arco di Porta Garibaldi, che da piazza XXV Aprile immetteva su Corso Como e sulle agugliate prospettive di piazza Gae Aulenti e Porta Nuova, dall’altra si apriva a ventaglio verso viale Pasubio e viale Francesco Crispi, con l’aguzza e specchiata Fondazione Feltrinelli a fare da simbolico spartiacque tra antico e moderno.
Passeggiare per quelle strade riscaldate dal sole primaverile gli procurava un grande benessere e lui, che di tempo da dedicare a sé stesso ne aveva davvero poco, si gustava quella tranquillità rubata al lavoro. Anche Ader, lo store di viale Crispi, faceva parte di quel quartiere e pure di quel piacere sottratto alla professione. Lui, quel negozio lì, lo conosceva bene, ma ogni volta i capi in vetrina riuscivano a sorprenderlo, quasi fossero sintonizzati con il suo stato d’animo. Ecco perché aveva adocchiato subito la giacca rosata che spiccava dalle vetrine. Attraversare la strada ed entrare furono un gesto unico. Sì, quella giacca così inusuale gli piaceva e l’avrebbe fatto sentire a suo agio tra le architetture scintillanti di acciaio e legno dell’Unicredit Pavillion, dove era atteso per una riunione.
Invece l’abito sartoriale in grisaglia blu sarebbe stato perfetto per la conferenza al Luiss Hub, in agenda il giorno dopo. Visto che ormai quella zona era chiamata Innovation District, tanto valeva innovare pure il guardaroba, per renderlo all’altezza: della stagione e della nuova eleganza del quartiere. Ovviamente prese anche il blazer intagliato nel tessuto di Loro Piana e, per passeggiare nella Biblioteca degli Alberi, un’impeccabile giacca beige sfoderata.
